Padre Taddeo Nguyen Van Ly, il sacerdote cattolico liberato ieri per motivi di salute, dovrà tornare in prigione fra un anno, dopo le cure. P. Van Ly ha sofferto di ictus, che gli hanno paralizzato una parte del corpo e ha bisogno di cure contro un tumore al cervello. Era stato imprigionato nel 2007 con una condanna di 8 anni per la sua opera a favore della democrazia e per i diritti umani. Liberato ieri pomeriggio, alle 17 è giunto all’arcivescovado di Hue, la diocesi in cui egli è incardinato, e accolto da alcuni familiari e sacerdoti. Era stato rilasciato alle 4 del mattino dalla prigione di Ba Sao, nel Nord. È rimasto fermo in una stazione di polizia per oltre tre ore, dove lo hanno minacciato: durante la sua “liberazione temporanea” non deve in modo assoluto implicarsi in “attività anti-governative”.
Alla sua condanna nel 2007, il governo di Hanoi è stato oggetto di critiche da gruppi per i diritti umani e dai governi Usa e dell’Unione europea. La sua liberazione è stata perorata dalla famiglia e dall’arcidiocesi di Hue. “Questa non è una liberazione”, ha detto padre Van Ly ad alcuni giornalisti. “le autorità – ha continuato – hanno sospeso la mia sentenza perché io mi prenda cura della salute. Dopo le cure dovrò tornare in prigione”. Il sacerdote, fra i membri fondatori del “Blocco 8406”, un movimento che domanda la fine del Partito unico in Vietnam, ha subito diversi ictus negli anni scorsi, che l’hanno lasciato paralizzato in parte. Ai giornalisti ha confidato che quattro mesi fa gli hanno scoperto un tumore al cervello di 2 centimetri e mezzo.
“Non sono soddisfatto – ha detto padre van Ly - con quello che le autorità chiamano ‘ sospensione temporanea’ della mia pena. Se accetto il termine ‘sospensione temporanea’, significa che io accetto la sentenza che mi hanno dato. E non accetto nemmeno una ‘sospensione permanente’, perché questo significa accettare la sentenza”. Il sacerdote non ha mai accettato la sentenza di 8 anni a lui comminata, né la definizione di “criminale” data dai giudici alla sua attività. Egli insiste a definirsi “prigioniero di guerra”. P. Va Ly ha già subito 14 anni in carcere – tra il 1977 e il 2004 – per le sue battaglie in difesa della libertà di religione e dei diritti umani nel Paese comunista. Secondo osservatori, in Vietnam si assiste a una recrudescenza dell’oppressione contro gruppi democratici, chiese e minoranze, dovuta a un rafforzamento dell’ala dura del Partito.
La Stampa
(Source: http://www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=196&ID_articolo=725&ID_sezione=396&sezione=)
Alla sua condanna nel 2007, il governo di Hanoi è stato oggetto di critiche da gruppi per i diritti umani e dai governi Usa e dell’Unione europea. La sua liberazione è stata perorata dalla famiglia e dall’arcidiocesi di Hue. “Questa non è una liberazione”, ha detto padre Van Ly ad alcuni giornalisti. “le autorità – ha continuato – hanno sospeso la mia sentenza perché io mi prenda cura della salute. Dopo le cure dovrò tornare in prigione”. Il sacerdote, fra i membri fondatori del “Blocco 8406”, un movimento che domanda la fine del Partito unico in Vietnam, ha subito diversi ictus negli anni scorsi, che l’hanno lasciato paralizzato in parte. Ai giornalisti ha confidato che quattro mesi fa gli hanno scoperto un tumore al cervello di 2 centimetri e mezzo.
“Non sono soddisfatto – ha detto padre van Ly - con quello che le autorità chiamano ‘ sospensione temporanea’ della mia pena. Se accetto il termine ‘sospensione temporanea’, significa che io accetto la sentenza che mi hanno dato. E non accetto nemmeno una ‘sospensione permanente’, perché questo significa accettare la sentenza”. Il sacerdote non ha mai accettato la sentenza di 8 anni a lui comminata, né la definizione di “criminale” data dai giudici alla sua attività. Egli insiste a definirsi “prigioniero di guerra”. P. Va Ly ha già subito 14 anni in carcere – tra il 1977 e il 2004 – per le sue battaglie in difesa della libertà di religione e dei diritti umani nel Paese comunista. Secondo osservatori, in Vietnam si assiste a una recrudescenza dell’oppressione contro gruppi democratici, chiese e minoranze, dovuta a un rafforzamento dell’ala dura del Partito.
La Stampa
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