Kontum (AsiaNews) - Al momento “non vi è speranza alcuna di progresso” in tema di libertà religiosa in Vietnam. È quanto afferma in un’intervista ad AsiaNews mons. Michael Hoang Duc Oanh, vescovo emerito di Kontum (nella parte centrale dell’altopiano del Vietnam), oggi negli Stati Uniti per un periodo di studio e lavoro. Il prelato ha ricordato il recente incontro in Vaticano fra papa Francesco e il presidente vietnamita Tran Dai Quang, che ha rilanciato “le speranza in tema di libertà di culto”. Tuttavia, aggiunge, “nessuno di questi incontri ha fornito i risultati che le persone si sarebbero aspettati”; e “non è escluso il rischio” che la situazione “peggiori”.
Mons. Michael Hoang Duc Oanh (a destra nella foto) è nato il 23 ottobre 1938 nella capitale Hanoi. Dopo essere entrato nel Seminario minore della ex Saigon, oggi Ho chi Minh City, metropoli del sud, nel 1952, ha approfondito gli studi di teologia e filosofia al Pontificio istituto di Da Lat fra il 1960 e il 1969. Ordinato sacerdote a Kontum il 22 dicembre 1968, egli ha lavorato nelle scuole, nelle parrocchie e nel Seminario minore diocesano. Dal 1996 è diventato vicario e, il 16 luglio 2003, arriva la nomina a vescovo di Giovanni Paolo II. L’ordinazione si tiene nella locale cattedrale dell’Immacolata concezione il 28 agosto.
Negli anni in cui ha guidato la diocesi egli ha sempre difeso con forza e orgoglio la libertà di culto dalle ingerenze e dalle violenze delle autorità comuniste vietnamite, locali e centrali. Nell’ottobre dello scorso anno ha pubblicato una lettera aperta in cui denunciava gli abusi, fra cui la demolizione di una chiesa. Inoltre ha alzato a più riprese la propria voce contro la proposta di riforma della controversa “legge sulle religioni”.
Ecco, di seguito, l’intervista di mons. Michael Hoang Duc Oanh ad AsiaNews:
Eccellenza, cosa pensa della recente visita del presidente del Vietnam al papa? Si tratta di incontri già avvenuti in passato, ma che contributo offrono in termini di libertà religiosa e libertà per la Chiesa?
Le nostre speranze in tema di libertà di culto emergono con forza ogni volta che vi è la prospettiva di un incontro ad alto livello fra leader vietnamiti e Vaticano. Siamo impazienti di vedere progressi sul campo. Ma, partendo dalla nostra esperienza, a dispetto delle numerose visite della leadership vietnamita di tutti i livelli al papa, tanto in passato quanto nel presente, non si sono registrati grandi cambiamenti. Nessuno di questi incontri ha fornito i risultati che le persone si sarebbero aspettati di ottenere. E non è escluso il rischio che la situazione peggiori ancor più di quanto non lo fosse prima di questi incontri.
E la nuova legge sulle attività religiose, che è stata approvata pochi giorni prima dell’incontro fra il presidente e il papa?
Nella mia personale esperienza, sotto la guida della leadership comunista ho visto emanare numerosi decreti e norme in materia di religione. Tuttavia, secondo molti osservatori quest’ultima legge è forse la peggiore di tutte. È forse anche peggio della prima ordinanza del 1946. Forse non tutti sanno che, in Vietnam, non esistono concetti come la separazione dei tre poteri legislativo, esecutivo e giudiziario in materia di governo. E poi, tutti voi potete osservare che non conta quanto e come siano scritte bene le leggi; a livello locali e fra i quadri della dirigenza ciascuno applica la legge o elabora la legge un po’ come gli pare.
I fedeli, le cui vite in materia di culto sono colpite a vario titolo dall’ordinanza, finiscono per soffrire. Le norme sono foriere di vizi per quanti credono nel principio “il fine giustifica i mezzi”. Essi sono sempre più vulnerabili alla corruzione, per poter ottenere progressi e vantaggi per la propria religione. Penso che in una società in cui le persone sono rispettate e in cui ci si prende cura di loro, tutti dovrebbero essere uguali davanti alla legge e quindi non vi è alcun bisogno di norme e regole rivolte ai fedeli.
Come descriverebbe la situazione della Chiesa vietnamita? Noi riceviamo molte informazioni in merito ad attività caritative, a sostegno degli attivisti cattolici imprigionati, contro l’inquinamento (vedi il Formosa Group) e sulla sovranità nel mar Cinese meridionale… ma a che punto è l’evangelizzazione della società vietnamita?
Prima di tutto voglio ringraziare AsiaNews e gli altri media internazionali per la vostra attenzione e per gli articoli inerenti la situazione della Chiesa in Vietnam. Noi preghiamo perché le vostre cronache riflettano e restituiscano ai lettori un ritratto accurato della nostra Chiesa e della situazione del nostro Paese.
Le statistiche mostrano come l’evangelizzazione nella società vietnamita sia in progressiva diminuzione. Gli indici - emersi nelle ultime statistiche - rivelano che la Chiesa in Vietnam sta perdendo il titolo di “figlia maggiore fra le Chiese in Asia” e si sia assestata al quinto posto dietro alle Filippine, la Corea [del Sud], Timor Est e il Libano. Il dato di una Chiesa che non evangelizza a sufficienza, o in cui l’opera di evangelizzazione è negata emerge quando risulta evidente che essa non presta attenzione o non si schiera dalla parte dei poveri. In particolar modo quando le statistiche stesse mostrano che la Chiesa trascura il suo compito di attenzione e cura verso i poveri, gli oppressi e i semplici cittadini.
Il governo vietnamita sembra stretto nella morsa fra il vecchio stile comunista (e dei vecchi amici, come la Cina) e il tentativo di mostrare modernità e apertura, per attirare investimenti esteri e aprire canali con nuovi amici (vedi gli Stati Uniti). Che opinione si è fatto al riguardo?
Sfortunatamente, il Vietnam è una nazione piccola con un grande vicino. Ben conosciamo tutti l’espressione “il pesce grande mangia il pesce piccolo”. In aggiunta, per molti anni l’attivismo politico in Vietnam è ruotato attorno alla dottrina marxista-leninista, generando una guerra civile fra Nord e Sud durata anni. Ecco perché il Vietnam è rimasto indietro e ha toccato il suo punto peggiore. Oggi molti mi dicono che il marxismo-leninismo è solo una maschera di facciata dietro la quale si nasconde la leadership vietnamita. In realtà, sono stanchi di questa ideologia. Oggi le persone pensano che “i proletari, l’assenza di classi” siano in realtà concetti che non hanno più grande rilevanza. E i quadri oggigiorno sono diventati dei “capitalisti rossi”, ricchi sfondati e ancora più feudali e dittatoriali di qualsiasi uomo ricco e feudale del passato.
La decisione sulle piste politiche da seguire è una dura scelta da affrontare per la leadership vietnamita, tanto da essere soprannominata “l’oscillazione fra politica dei poteri”. Dobbiamo pregare che la leadership vietnamita sia saggia e lucida nella conduzione del Paese verso la giusta direzione, nel rispetto, nella cura e nello stare accanto alle persone, visto che nulla può essere fatto senza le persone stesse. I traguardi possono essere raggiunti solo attraverso il sostegno della gente. E non importa quanto sia possa essere grande il potere dell’avversario, perché noi dobbiamo affrontarlo con il sostegno popolare, certi che sapremo salvaguardare il nostro territorio e la nostra indipendenza, e costruire un amato Vietnam ancora più forte, capace di portare la gioia a tutti i vietnamiti. Se essi sapranno rispettare e stare accanto alle persone, allora anche il principio della libertà religiosa potrà essere riconosciuto. Ma allo stato attuale delle cose, non vi è speranza alcuna di un progresso nella libertà religiosa.